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Applicazioni mobili, un business miliardario. E Apple non è più sola

di Gianni Rusconi

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14 febbraio 2010


È sulle applicazioni che si gioca una parte importante della guerra nei telefonini. Gli analisti lo dicono da almeno un paio d'anni e le cifre che questo segmento dell'industria mobile andrà ad esprimere parlano da sole: oggi il giro d'affari vale fra i 2,7 e i 4,6 miliardi di dollari, nel 2013 potrebbe superare quota 13 miliardi o addirittura superare la soglia dei 16 miliardi. Apple ha aperto la strada con il suo AppStore, poi sono venuti tutti gli altri: Nokia con Ovi, Google con il suo Android Market, Microsoft con il suo Windows Marketplace for Mobile, senza ovviamente dimenticare Research in Motion, Samsung e vari altri, Vodafone compresa. Personalizzare il proprio smartphone con i programmi che si vogliono, con le applicazioni più utili o più trendy: questo il paradigma che sta alla base del business dei negozi virtuali. Il fatto che molti dei servizi scaricabili dai vari store siano gratuiti è lo strumento attraverso il quale fare community e creare le condizioni per generare nuove entrate: più utenti entrano nel negozio, più alta è la probabilità che una buona parte di questi possano acquistare qualche applicazione. Giochi, mappe, video o informazioni di Borsa in tempo reale, per non parlare delle edizioni on line di molti autorevoli quotidiani di caratura internazionale, che siano. E là dove i contenuti e le applicazioni non si vendono e si rendono disponibili gratuitamente c'è il jolly della pubblicità da sfruttare. E non è un mistero che l'advertising via cellulare sia una delle voci a più elevata potenzialità di crescita nei prossimi anni.

Operatori mobili, una grande opportunità da non sprecare
Il modello "brevettato" a Cupertino è quindi vincente, ma necessita di varie condizioni: la diffusione degli smartphone, un'offerta estesa di applicazioni, piani tariffari (e cioè costi per il traffico dati via cellulare) alla portata di tutti. Per quanto riguarda la popolarità dei super telefonini non ci sono problemi: da qui a quattro anni se ne venderanno oltre 420 milioni in un anno e quelli in circolazione nel complesso (il parco installato quindi) saranno più di un miliardo e mezzo. Dati, elaborati nel rapporto "The future of mobile application storefronts" realizzato da Wireless Expertise, che confermano il pensiero comune di molti addetti ai lavori, secondo cui, nel 2013, ogni tre cellulari venduti uno sarà uno smartphone. Proprio il maggior numero di terminali con capacità di navigazione Internet e avanzate funzioni multimediali trascinerà la crescita del mercato delle applicazioni ai valori ultra miliardari di cui sopra. Il punto è però il seguente: chi saprà beneficiare maggiormente della crescente propensione a scaricare programmi e contenuti sul cellulare dai diversi negozi virtuali? Apple ha "imposto" a tutti i produttori il modello di condivisione dei profitti – il 70% delle revenue generate dalla vendita on line di applicazioni va agli sviluppatori – e ha sfruttato come meglio si poteva il fatto di essere la prima ad avere un ecosistema consolidato e assai produttivo. In futuro però dovrà guardarsi da concorrenti che non saranno solo le Nokia o le Google della situazione ma anche da operatori mobili, provider indipendenti (di servizi di localizzazione per esempio) e vendor di applicazioni. Per i carrier mobili in particolare, e Vodafone in tal senso sta facendo da pioniere, l'opportunità da non perdere secondo gli analisti è quella di puntare su una strategia duplice, fondata cioè sull'offerta congiunta di uno store virtuale di applicazioni e di negozi dove gli utenti potranno acquistare widget e strumenti Web di vario genere. In un contesto assai competitivo, avranno più successo quei player che sapranno creare un ambiente multicanale in cui far convergere e quindi distribuire agli utenti servizi e contenuti, un ambiente che dovrà però essere necessariamente strutturato con adeguati sistemi di fatturazione e pagamento integrati.

14 febbraio 2010
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